Il nuovo numero di Natura e Civiltà
È uscito il nuovo numero della Natura e Civiltà, dedicato due anniversari di due personaggi nati a quasi due millenni di distanza sui due rami del lago di Como. Due figure appassionate indagatrici del mondo naturale, curiose di scoprire, capire e desiderose di condividere le loro conoscenze, di metterle a disposizione degli altri.
Stiamo parlando di Plinio il Vecchio (23 o 24 – 79 d.C.), comasco di origine, conosciuto per la sua Naturalis Historia, una monumentale opera in 37 libri, in cui egli raccoglie una serie innumerevole di argomenti che avevano come oggetto la Natura. L’interesse e lo stupore per la Natura anima Plinio a contatto con tutte le sue manifestazioni, anche minime. E questo interesse vuole trasmetterlo agli altri. Nella lettera di presentazione, sottolinea che l’opera è stata composta per l’umile pubblico degli agricoltori, per la massa degli artigiani, e solo in ultima istanza per chi ha tempo di dedicarsi allo studio; l’autore sembra dunque mosso da un desiderio di aiutare l’uomo ad emergere dall’ignoranza. Leggendo e approfondendo il pensiero di Plinio, anche noi oggi possiamo trarre un invito a lasciarci coinvolgere e stupire ad ogni passo dall’incomparabile bellezza che ci circonda, perché la contemplazione della Natura «mi ha sempre persuaso di non considerare mai nulla di essa come incredibile» (XI). Questo è il primo passo per meglio comprendere la Natura, meglio amarla, e di conseguenza amare meglio noi stessi. Perché chi ama la Natura, riesce ad amare meglio i suoi simili.
Quasi duemila anni dopo, anche Antonio Stoppani, nativo di Lecco (1824 -1891), considerato il padre della moderna geologia, è convinto che il proprio sapere debba essere condiviso. Pertanto scrive la sua opera più famosa Il Bel Paese, presto diventato il libro scolastico adottato dalle scuole dell’obbligo italiane per oltre mezzo secolo. In quel periodo, fatta l’Italia, dovevano essere fatti gli italiani: ed è proprio all’istituzione scolastica che Stoppani attribuisce il compito più importante. Attraverso il prezioso lavoro degli insegnanti l’autore si augura che i contenuti del suo libro si diffondano in ogni parte del Paese per «insegnare agli abitanti di quelle contrade ad apprezzare un po’ meglio se stessi e le bellezze e i favori d’ogni genere di cui la natura, ministra di Dio, non fu avara nelle diverse province d’Italia».
La Redazione ringrazia sentitamente gli amici Alberto Pozzi (socio fondatore e storico vicepresidente del nostro Gruppo) e Francesco Spinello per aver collaborato a questo numero di Natura e Civiltà.
E allora, buona lettura!